Una strana agitazione

📒 Riflessione sull’esperienza all’Istituto penitenziario Due Palazzi di Padova  

A distanza di una settimana, rifletto sull’esperienza vissuta nel carcere di Padova e scopro che il mio pensiero è ancora molto altalenante. Da una parte c’è un sentimento di pietà e comprensione, dall’altra, la voce della ragione che mi dice: “Se sono lì, non ci sono finiti per caso.”

Prima di entrare, non sapevo a cosa andavo incontro. Anche sforzandomi, non riuscivo a immaginare cosa avrei visto o quali sarebbero state le mie sensazioni. Ma la realtà è stata molto più intensa di qualsiasi immaginazione. Non avevo paura, ma provavo una strana agitazione, che non si è attenuata nemmeno quando la polizia penitenziaria ci ha dato le raccomandazioni e le avvertenze.

Il momento in cui ho provato le emozioni più forti è stato durante il passaggio nel corridoio. Un corridoio lungo, che abbiamo percorso a passo spedito. La parte più difficile è stata alzare lo sguardo e incrociare gli occhi dei detenuti che ci osservavano. Devo essere sincera: la prima volta che siamo passati non me la sono sentita di guardarli; quando siamo usciti, ho alzato la testa ma solo per un breve tratto. Non so bene il perché, ma non ce l’ho fatta. Per quel poco che ho visto, i loro sguardi comunicavano cose diverse: alcuni sembravano desiderare la nostra libertà, altri esprimevano fastidio per la nostra presenza. In quel momento ho provato un grande disagio.

Quando però siamo entrati nella sala della redazione, l’atmosfera era completamente diversa. Sembrava quasi un altro posto: forse per come era organizzata la sala, o forse perché non c’erano sbarre a separarci dai detenuti. Mentre raccontavano le loro storie, ero molto incuriosita. Essere così vicini a loro mi faceva quasi dimenticare dove ci trovavamo. Anche lì, però, i sentimenti erano contrastanti: da una parte il dispiacere, dall’altra il pensiero più razionale che mi ricordava che se erano lì, era perché avevano fatto qualcosa di sbagliato.

Non tutte le storie mi hanno colpito allo stesso modo. Quella che mi ha lasciato l’impatto più forte è stata quella di un uomo che, per vendicare un’aggressione subita dalla sua famiglia, ha commesso un gesto estremo, accecato dalla rabbia. In quel racconto ho sentito emozioni molto forti e contrastanti.

Un altro elemento che mi ha fatto riflettere è stato il fatto che molti detenuti parlavano della mancanza dei loro figli, spesso molto piccoli. Questo mi ha toccato particolarmente.

Complessivamente, questa esperienza mi ha dato molto: mi ha fatto provare emozioni intense, anche se contrastanti; mi ha arricchita di conoscenza su un mondo che spesso crediamo di conoscere, perché lo vediamo in film o serie TV, ma che nella realtà è molto diverso. Mi ha insegnato, ancora una volta, che ogni azione ha delle conseguenze, e che bisogna pensare prima di agire, evitando di lasciarsi guidare dall’istinto, dalla gelosia, dall’invidia o dalla rabbia.

Ringrazio chi mi ha permesso di vivere un’esperienza così particolare, significativa e profonda.

Martina Pellegrin, classe 4AU