Alcol prevention day

📒Il 18 aprile si celebra l’Alcol Prevention Day e, in occasione di questa giornata, noi studenti della classe 1^ DU, abbiamo lavorato in gruppo e realizzato delle presentazioni e degli slogan, che trovate qui di seguito.

Dal quadro al racconto - The fairy tale

thefairytale

Nel piccolo reparto dell’ospedale, la luce della lampada da lettura illuminava i volti pallidi di tre bambini sdraiati sui loro letti. I pianti dei ragazzi e dei genitori erano assordanti, mentre loro erano immersi in una fredda stanza, in silenzio. Thomas, che si trovava in mezzo a Lucia e Giovanni, iniziò a leggere una storia. Con voce tremante disse: “C’era una volta un piccolo albero che cresceva in un bosco. A fianco a lui c’erano alberi alti, robusti e forti che lo facevano sentire diverso e fuori luogo.” Incuriosita, Lucia interruppe la lettura e chiese: “Perché lui non è come gli altri?”. Thomas le rispose continuando a leggere: “La natura gli aveva donato rami più deboli, radici meno forti e un’altezza ridotta. Nonostante ciò, dentro di sé sentiva la speranza di essere come tutti.” Giovanni domandò angosciato: “Alla fine ci riuscì?”. L’altro ragazzo rispose dicendogli di no.  Dopo un po’ di tempo, però, capì che il suo non essere uguale lo rendeva speciale. I tre bambini rimasero in silenzio a riflettere sul proprio albero interiore.

L’amicizia
L’amicizia è un legame fondamentale nella mia vita che mi accompagna fin da quando ero piccola. Essa si basa sulla fiducia, sul rispetto e la condivisione di momenti felici e difficili. Iamicizian prima media, ho conosciuto la persona che, più di altri, mi ha insegnato il valore dell’amicizia. Lei si chiama Kleda ed è la persona con cui preferisco stare. Senza di lei credo che una parte di me non esisterebbe più. Ammiro la sua capacità di capire chiunque, la sua profondità, la sua sensibilità, il modo in cui comunica con gli altri e tanti altri aspetti del suo carattere. Lei mi completa e mi dà la giusta direzione nei momenti in cui non so cosa fare. Al significato di amicizia attribuisco anche imparare l’uno dall’altro. Io, da lei, ho imparato a essere più coraggiosa, a rischiare e a non fermarmi al primo problema. Spero di averle lasciato anch’io qualcosa di me. Se mille volte avrà bisogno di me, io mille volte ci sarò. Nel corso della mia vita ho sempre vissuto le amicizie in modo totalizzante. Però più mi lego a qualcuno, più sento di non essere abbastanza per loro. Per alleviare questa paura dò tutta me stessa agli altri e, quando loro se ne vanno, mi perdo anche io. Nelle mie relazioni affettive sono sempre stata la seconda scelta, questo mi fa stare male e mi fa sentire come se il mio valore dipendesse da quanto le persone abbiano bisogno di me. Ultimamente sto cercando di capire che l’amicizia è un legame speciale e non una catena.Treccani Eleonora

L'amicizia
Amicizia: nome, femminile, singolare (plurale in –zie). Primo significato: legame di affetto tra due o più persone, ispirato da affinità di idee e di carattere. Secondo significato: persona a cui si è legati da un rapporto di amicizia. Sostantivo: amico.
Questo è quello che riporta il dizionario come definizione di amicizia. Io, però, non sono completamente d’accordo: è infatti scientificamente provato che nella fase adolescenziale il centro della vita sociale non è costituito dai genitori ma dagli amici.
Per questo motivo credo che “amicizia” significhi molto di più. Amicizia è: 
“Voglio che tu sia la più bella”;
“Ti aiuto io a brillare”; 
basta uno sguardo per scoppiare a ridere;
“Se lo fai tu lo faccio anche io”;
“Ti do un pezzettino della mia merenda”;
 “Tiro fuori il lato migliore di te”;
“Non mi importa cosa pensano gli altri”;
“Ci sono io per te”;
“Non ti lascio mai da sola”;
“Piangiamo insieme”;
“Su di me puoi sempre contare”;
“Parlane con me”;
“Credo in te”;
“Spero che tu realizzi tutti i tuoi sogni”;
“Auguro a tutti di trovare una persona come te”;
chiedere: “Come stai?”, ma non in modo superficiale per iniziare una semplice conversazione;
 “Mi importa che tu sia felice, non con chi”.
Chissà se questa definizione entrerà mai in un dizionario.

Dal quadro al racconto - La ragazza alla finestra
Mi chiamo Giulia e ho 12 anni; sono alta e magra, ho gli occhi azzurri, e i miei capelli, come dice nonna, sono d’oro. Vivo in una casetta in mezzo al mare solo con lei, che ormai è molto anziana. Ogni settimana lei va a fare la spesa al villaggio vicino a noi, lasciandomi sola a casa; si preoccupa sempre per me, ha paura che possa succedermi qualcosa. Solitamente la sera giochiamo ai giochi da tavolo e ci divertiamo tantissimo perché, pur cercando di impegnarmi, vince sempre lei. Questa zona è ovviamente molto silenziosa, forse un po’ troppo; a volte vorrei vedere com’è il villaggio e farmi degli amici ma la nonna, per il momento, non vuole, però dice che quando sarò più grande potrò andarci. Lei mi ha sempre insegnato come cavarmela su tutto, principalmente ad usare la barca. È una persona piena di energia e grinta, nessun ostacolo la può fermare; ultimamente, però, la vedo stanca e affaticata. Caspita, gli anni passano e lo capisco quando mi soffermo a guardarla. Come è solita fare ogni settimana, oggi è andata a fare la spesa. Non so come mai sembra sia passato molto tempo e mi sto preoccupando. Poi finalmente vedo una barca avvicinarsi. Impaziente, scendo per aiutarla con la spesa ma, con stupore, vedo due signori che scendono dalla barca e non riesco a capire cosa succede. Confusa, chiedo: “Chi siete voi? E cosa ci fate qui?” loro rispondono con tono basso e tremante: “Siamo due abitanti del villaggio. Purtroppo dobbiamo darti una brutta notizia”. Mi viene da piangere perché credo di aver già capito. “Ci dispiace, ma tua nonna dopo essersi sentita male è venuta a mancare”. Disperata, mi sento un immenso vuoto dentro e, all’improvviso, molto sola. Corro subito dentro casa, in preda al panico. Il vuoto che lei lascia è incolmabile ma, allo stesso tempo, la ringrazio per avermi insegnato a cavarmela con tutto… Giorni e mesi passano e ogni mattina, la prima cosa che faccio è appoggiarmi alla finestra con la speranza di rivederla tornare a casa a bordo della sua barca.

La finestra e i suoi ricordi
ragazfinestraLa finestra era aperta, il vento portava il profumo del mare fin dentro la stanza. La ragazza fissava l’orizzonte, le braccia incrociate davanti al petto, mentre il cielo sfumata in colori di un grigio triste, come il suo cuore. Ogni volta che guardava fuori, le pareva di cercare qualcosa o qualcuno che non avrebbe mai più trovato. Si affaccio il padre e le sussurrò: “Perché continui a guardare fuori dalla finestra?”. Lei rispose, senza girarsi: “Mi manca”. Il padre non disse altro, aveva già capito, poi lei aggiunse: “Mi manca la nonna, lei mi sedeva sempre lì, accanto a lei, e mi raccontava le storie del suo mare. Diceva che lo conosceva come le sue mani.” La ragazza abbassò lo sguardo, stringendo le mani come se cercasse di abbracciare la nonna. “Ma ora… ora è solo un silenzio continuo. Il mare non parla più, papà.” “Non è vero” disse il padre avvicinandosi lentamente, “La nonna è qui, nel suono delle onde, nel vento che ti sfiora il viso. Ti ha insegnato ad ascoltare ed è così che non la perderai mai.” La ragazza, con gli occhi lucidi, guardò il padre e tornò a fissare il mare. Scoppiò a piangere appena le sembrò di risentire la dolce risposta della nonna. Dopo un po’, con il dorso della mano si asciugò le lacrime. “Avevi ragione, papà “mormorò, con un cenno di sorriso sulle labbra. “Non se ne è mai andata.” Dentro di lei si era mosso qualcosa: aveva capito che, nonostante il dolore e il vuoto, la nonna era lì con lei, in ogni respiro del vento, la sua forza era diventata la potenza delle onde che si scontravano sulla costa. La sua voce si era trasformata nel canto del mare e il suo amore era il riflesso dei raggi del sole sul mare azzurro. Gaia

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